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Una prima domanda per rompere il ghiaccio. Ho notato che è molto legato alla fotografia che la vede ritratto di fronte all'immagine di Aldo Invernici, bresciano come lei, che ha ricoperto la carica di Presidente federale dal 1978 al 1984.
Aldo Invernici è stato come un padre putativo per me. Siamo stati grandi amici e da lui ho avuto la fortuna di imparare molto. Mi ha aiutato nella mia formazione come dirigente sportivo ma, più di questo, ha rappresentato un grande esempio dal punto di vista umano. Mi sento molto legato ad Invernici e con la presentazione della mia candidatura è come se si stesse chiudendo un cerchio..
Iniziamo dall'analisi di quanto fatto negli ultimi anni. Lei, in quanto consigliere federale, ha partecipato agli ultimi quattro mandati sotto la Presidenza di Giancarlo Dondi.
Come lei sa ho ricoperto diverse cariche all’interno della Federazione negli ultimi sedici anni e ho avuto modo di vivere dall’interno i momenti salienti che hanno portato la Federazione a oggi. Quanto fatto dal 1996 al 2012 rappresenta il cambiamento più importante che il rugby italiano sia stato capace di compiere nella sua intera storia. Nel 1996 ho ricoperto la carica di tesoriere della Federazione e nessuno avrebbe mai immaginato che saremmo stati capaci di passare da un bilancio vicino agli 8 miliardi di lire - circa 4 milioni di Euro – provenienti principalmente dal contributo CONI, al bilancio Federale di oggi, intorno ai 40 milioni di Euro, basato principalmente su aspetti commerciali quali diritti televisivi e sponsorizzazioni. Questo fatto non è stato solo la conseguenza dell’entrata nel Sei Nazioni ma anche dell’attività assidua del nostro Presidente sotto il profilo commerciale. Questo dato, unito alla crescita del numero di tesserati, che sono saliti da circa 26 mila a oltre 96 mila, rappresentano alcuni importanti traguardi raggiunti durante la Presidenza di Giancarlo Dondi, oltre all’entrata nel Sei Nazioni quali soci paritetici alle altre Union, ai 70.000 spettatori dell’Olimpico contro la Scozia. Non vorrei dimenticare, inoltre, che sono state eliminate sia le tasse gara che le tasse di iscrizione ai campionati, oltre ad incentivare il reclutamento con i finanziamenti del Progetto di Base.
Giancarlo Dondi, inoltre, è diventato componente del Comitato Esecutivo dell’IRB.
Nella mia esperienza in Federazione, sono stato, successivamente, Vice Presidente con incarico al Sei Nazioni, poi Vice Presidente Vicario e responsabile della parte tecnica. Infine, Consigliere con incarico al Sei Nazioni e alla squadra Nazionale Emergenti che ha riportato un’ottima performance in occasione dell’ultima edizione della Nations Cup, essendo stata giudicata dall’IRB come la squadra che ha espresso il miglior gioco nel torneo.
Certo, alcune cose sono da rivedere ed altre sono da fare, ma oggi partiamo da basi completamente diverse rispetto a 16 anni fa.
Sia lei che il Presidente Dondi avete più volte sottolineato l'intento di dare una continuità attraverso la sua candidatura. In che modo, però, intenderebbe innovare la Federazione, qualora venisse eletto?
Ringrazio il Presidente Dondi per il suo appoggio. Chi mi conosce sa che ho sempre espresso le mie idee, anche se, qualche volta fuori dal coro. Esistono differenze tra me e Giancarlo Dondi, com'è giusto che sia, abbiamo ognuno la propria cultura e mentalità ma, soprattutto, oggi i tempi e le esigenze sono diversi rispetto alle sfide degli ultimi sedici anni.
La Federazione deve essere in grado di affrontare nuovi scenari, in quanto, non solo il ruolo del rugby italiano è cambiato ma è il rugby moderno ad essersi evoluto radicalmente e richiede un equilibrato mix di continuità e innovazione.
Il concetto che io e Giancarlo Dondi intendiamo trasmettere è proprio questo: “l’innovazione nella continuità”
Ecco perché il mio programma sarà in funzione delle nuove esigenze.
A questo proposito, lei non ha ancora presentato un programma elettorale, quando intende ufficializzarlo? Congiuntamente con i miei collaboratori e con il comitato elettorale abbiamo tracciato il programma ma abbiamo deciso di presentarlo al termine di una serie d’incontri che svolgeremo sul territorio al fine di ascoltare e raccogliere tutti i possibili spunti che ci aiutino a renderlo attinente alle aspettative delle Società.
Anche il progetto “Il Rugby Futuro” nasce per creare possibilità di incontro e scambio di opinioni.
Presenteremo il programma definitivo verso la fine di agosto, anche se, leggendo quest'intervista si possono già intuire le linee guida del nostro programma.
Esiste un concetto guida che avete seguito nello sviluppo della base del suo programma?
Il concetto cardine intorno al quale stiamo costruendo il programma elettorale può essere sintetizzato con questa frase:
“LAVORIAMO INSIEME PER CRESCERE INSIEME VALORIZZANDO LA CENTRALITÀ DELLE SOCIETÀ”.
Le spiego: non c’è crescita se le varie componenti non crescono insieme. Per componenti intendo la Federazione, le Società, i dirigenti, i tecnici, gli arbitri. Negli anni, per vari motivi ed esigenze, il dialogo tra la Federazione e le Società si è indebolito, ma questa distanza va colmata.
La Federazione è l’insieme delle Società e la vera necessità è quella di valorizzare la centralità delle Società e il mezzo per raggiungere questo obiettivo è una maggiore cooperazione tra le varie componenti.
In questi anni ho sviluppato la convinzione che un’importante palestra per aumentare la comunicazione e la cooperazione tra Federazione e Società, sia rappresentata dai Centri di Formazione per i giocatori under 16 e dalle Accademie per gli under 20, da inserire all’interno delle Società.
In questo modo i tecnici e i preparatori della Federazione potranno lavorare all’interno delle strutture societarie.
Parliamo della Federazione in senso più stretto, dal punto di vista di una sua eventuale gestione, come intenderebbe impostare il lavoro?
Non avrei potuto dedicare tante energie al rugby e, nel contempo gestire la mia azienda, se non avessi sviluppato metodologie di lavoro chiare e strutturate.
Sono convinto che occorra programmazione e che i programmi a breve termine rappresentano il supporto per quelli a medio termine, così come questi ultimi costituiscono la base per gli obiettivi di lungo periodo, che rappresentano il vero traguardo.
Attraverso un costante monitoraggio devono essere analizzati i risultati di breve termine, così come devono essere evidenziate eventuali problematiche inaspettate. Questo processo porta, anno con anno, ad apportare le necessarie modifiche per concretizzare gli obiettivi di medio e lungo periodo.
Entriamo nello specifico di alcuni argomenti. Quali sono le sue idee per quanto riguarda il settore tecnico?
Come ho accennato in precedenza, i tecnici Federali e i tecnici dei club devono lavorare insieme attraverso un interscambio virtuoso. Le due esperienze sono diverse e complementari, è importante che un tecnico, dopo aver lavorato per un periodo in Federazione possa completare il proprio percorso lavorando nelle Società, così come un tecnico cresciuto all’interno di un club possa avere l’opportunità di un’esperienza in Federazione.
Credo che sia giunto il momento di definire e valorizzare una Scuola italiana e una metodologia italiana nella formazione dei nostri tecnici.
Il Centro Studi della FIR necessita di un più cospicuo investimento, affinché, possa offrire alle Società una serie di servizi e strumenti. La Federazione potrà aiutare le Società a dotarsi degli strumenti e delle metodologie più moderne di lettura e analisi dei dati e potrà mettere a disposizione gli highlights delle partite del campionato di Eccellenza. Vede, oggi esistono innumerevoli strumenti tecnologici che possono permettere la creazione di un network attraverso il quale condividere informazioni.
Penso a uno strumento web a supporto della formazione che sia aperto al contributo degli allenatori italiani e stranieri, anche in questo caso creato dal lavoro comune di FIR e club.
E’ importante predisporre una conferenza annuale degli allenatori italiani della durata di tre giorni, gestita dalla FIR e aperta a tutti gli interventi degli allenatori. Inoltre, bisogna allestire una nuova struttura di formatori dedicati al tutoraggio.
Tutte queste iniziative saranno sviluppate da un’apposita commissione creata tra rappresentanti della FIR e delle Società. È anche questo quello che intendo per “LAVORIAMO INSIEME PER CRESCERE INSIEME”.
Questi concetti, oltre che per il settore tecnico, possono valere anche per la formazione degli arbitri e dei manager delle Società?
Nel mio concetto di “crescere insieme” sono da inserire queste tre funzioni tecnici/arbitri/dirigenti, figure indispensabili per il rugby italiano.
Bisognerà creare dei primi livelli di formazione aperti a tutti ma per i livelli successivi, altamente specialistici e più impostati verso l’alto livello, dovranno essere adottati dei criteri di selezione dei candidati attraverso il contributo di società esterne alla Federazione specializzate nella ricerca e selezione del personale.
Accederanno ai corsi di livello superiore i candidati che dimostreranno di avere le qualità necessarie e la disponibilità ad investire su se stessi.
Si potrebbe pensare di strutturare un “Centro Nazionale di Rugby” dove si organizzeranno corsi di formazione gestiti da FIR con la presenza di tecnici italiani e stranieri di grosso calibro.
Ritiene che ci siano margini per migliorare anche in campi che già hanno dato importanti risultati? Penso, per esempio, alle attività di reclutamento e promozione.
Le attività di reclutamento hanno funzionato bene, come dimostrato dalla crescita del numero dei tesserati. Anche in questo caso posso risponderle basandomi sui due elementi cardine del mio progetto: maggiore sinergia tra FIR e Ministero della Pubblica Istruzione a livello nazionale per favorire una migliore penetrazione del Progetto Scuola FIR nel mondo dell’istruzione e tra Società e Provveditorati a livello locale.
Va ulteriormente incentivata l’attività di reclutamento e di promozione del nostro sport che viene, sicuramente, supportata anche dall’attività della Nazionale nel Sei Nazioni. Sarebbe importante, in questo senso, che il Sei Nazioni venisse trasmesso in chiaro come avveniva in precedenza.
E’ certo che dovremmo porre particolare attenzione all’attività di fidelizzazione in modo da trasferire più giocatori possibili tra la Scuola e le Società e sarebbe interessante premiare quelle Società che riescono a tesserare più giocatori provenienti dalle attività scolastiche.
Inoltre, dovremo investire maggiormente nella formazione degli operatori che lavorano nella Scuola e istituire una commissione mista di coordinamento di tutta questa attività tra FIR, Società e Scuola. In questo progetto credo che il sud Italia racchiuda molte potenzialità inespresse. Sarà, sicuramente, un mio obiettivo riuscire a supportare e fare crescere il rugby nelle regioni meridionali.
A questo proposito vedrebbe positiva una ristrutturazione dei campionati? Potrebbe essere funzionale al supporto dell'alto livello?
Non lo ritengo necessario allo stato attuale. Un campionato di Eccellenza a 10-12 squadre, una serie A divisa in due gironi da 12 squadre ciascuno e quattro gironi da 12 club per la Serie B, sono una formula adatta.
Visto che non sono presenti nel rugby italiano le Leghe, proporrò di istituire commissioni miste FIR – Società – Arbitri per il coordinamento e lo sviluppo dei campionati, però sarebbe anche interessante per il rugby Italiano, la nascita di una Lega di Eccellenza.
Per quanto riguarda l’alto livello, è più equilibrato l’allestimento di tre franchigie le quali possano diventare il punto di riferimento per una struttura piramidale composta da quattro club di Eccellenza e quattro Accademie ciascuna.
Inoltre, tornando sempre al fulcro del nostro progetto, la nostra proposta è quella di strutturare un vero campionato Under 14, mentre i campionati Under 16 e Under 20 verranno suddivisi in tornei di Elite, a carattere nazionale, e campionati regionali o interregionali.
Concorda con me che per supportare adeguatamente la Nazionale occorra investire nell'alto livello e strutturare le realtà giovanili d'interesse?
Sono sempre stato della convinzione che per vincere con la squadra seniores dobbiamo prima avere i risultati con il settore giovanile.
Ho le idee molto chiare sulla struttura che andrebbe adottata. E’ mia intenzione creare 12 Centri di formazione Under 16 nel Centro Sud e 12 Centri di formazione Under 16 nel Centro Nord, organizzati all’interno di Società che abbiano strutture sportive che lo consentano.
In questi Centri di formazione lavoreranno a stretto contatto i tecnici e i preparatori della struttura federale con il personale delle Società.
I comitati regionali avranno a disposizione dei manager per esercitare una collaborazione e un controllo di questa struttura, per cui verranno organizzati due campionati Under 16 di Elite fra i Centri di formazione (n. 1 al centro Sud e n. 1 al Centro Nord).
Organizzeremo anche 12 Accademie, anch’esse all’interno dei club, che svilupperanno la collaborazione fra club e struttura federale e disputeranno un campionato nazionale fra di loro.
Il completamento della formazione dei giovani atleti verrà effettuato nel campionato di Eccellenza, mentre i migliori potranno accedere direttamente, se richiesti, alle franchigie, sempre che abbiano la possibilità di raggiungere un buon minutaggio nel campionato.
In questo modo avremmo una struttura a vari livelli che rappresenterebbe la palestra per i giovani giocatori, per i nostri tecnici, per i nostri preparatori, per i nostri manager, per i nostri direttori sportivi e, contemporaneamente, porterebbe a un miglioramento globale verso l’alto delle varie funzioni.
Questa impostazione ci permetterà di lavorare a livello giovanile con circa 900 ragazzi d’interesse nazionale, sparsi su tutto il territorio italiano per l’under 16 e su circa 450 ragazzi per l’under 20. I ragazzi e i tecnici lavoreranno a stretto contatto con i club, questo fatto costituirà un importante collante fra Federazione e Società.
Questa struttura ci permetterà anche di risolvere l’annoso problema della Scuola dei ragazzi che frequentano i Centri di formazione e le Accademie, visto che avranno l’opportunità di frequentare le Scuole statali direttamente nel territorio di provenienza. Ritengo che sia un importante segnale di moralizzazione per quanto è relativo all’approccio alla Scuola.
Come vede il rugby a 7? Il circuito Seven diventerà sempre più importante, dato che sarà presente alle prossime Olimpiadi.
La Federazione dovrà investire in questo settore strutturando un dipartimento a se stante che si occupi dello sviluppo del rugby a 7, sia a livello giovanile (maschile e femminile) che a livello seniores costruendo gruppi specifici per il gioco del Seven.
E' evidente che intende porre l'accento sulla centralità delle Società, ci potrebbe riassumere i punti principali del suo programma a questo proposito?
Come sappiamo è un momento molto difficile per l’economia italiana, che avvicina sempre meno le aziende allo sport, per cui la Federazione dovrà intervenire anche a supporto dei club. Le riassumo brevemente alcuni punti:
- raddoppierei gli incentivi del Progetto di Base nel prossimo quadriennio;
- aumenterei il supporto della Federazione per le trasferte dei campionati di Serie A e B e per quei club che hanno oneri importanti di trasferta;
- porrei una particolare attenzione alle Società e al movimento del Sud Italia, dove le problematiche economiche sono maggiormente marcate. Per questo motivo, la FIR dovrà intervenire, per quanto possibile, in modo più accentuato verso le regioni del Sud;
- sarà indispensabile rafforzare la presenza tecnica della Federazione attraverso i propri comitati, che saranno strutturati affinché possano dare un servizio tecnico alle Società piccole dei campionati minori;
- introdurrei il sostegno ai club virtuosi definendo nuovi parametri di selezione - quali ad esempio: struttura, attività, organizzazione eventi, numero tesserati, struttura del personale, ecc. - premiando le Società che sono in grado di passare da un livello a quello successivo introducendo il concetto premiante verso la crescita;
- premierei quei club che saranno più attenti all’attività di fidelizzazione dei giocatori provenienti dalla Scuola e capaci di trasferire più giocatori dalla Scuola alla Società;
- per quanto riguarda l’impiantistica, attualmente, la FIR finanzia la costruzione di campi in erba e in sintetico. Allargherei questi finanziamenti, sia per la costruzione di spogliatoi, ma, soprattutto, per l’illuminazione dei campi da gioco. Infatti il rugby Italiano è cresciuto molto come numero di tesserati e squadre, ma l’impiantistica, anche a causa delle difficoltà degli enti locali, non si è adeguata alla crescita del nostro movimento;
- incrementerei il concetto di “Safe Rugby”, e cioè un sistema di monitoraggio degli infortuni per la loro gestione ma, soprattutto, per accrescere le attività di prevenzione;
- uno degli aspetti più evidenti in cui il nostro movimento non ha visto una crescita omogenea, consiste nella differenza tra gli spettatori che seguono la nazionale - 70.000 Italia vs Scozia - e la presenza media di spettatori che seguono gli incontri del nostro campionato. Sarà indispensabile che la FIR metta in atto un sostanzioso progetto di marketing per portare più pubblico negli stadi dei nostri campionati. Si tratta di attivare un circolo virtuoso capace di portare un pubblico maggiore e, di conseguenza, più interesse da parte delle televisioni e maggiori investimenti da parte delle aziende sponsor.
Si è parlato parecchio del problema della trasparenza legato al bilancio della FIR. Qual è la sua posizione a questo proposito?
Come sappiamo tutti i tesserati possono accedere al bilancio della Federazione. Per dissipare ogni dubbio ritengo che il bilancio della FIR, non solo debba essere accessibile, ma che debba essere pubblicato e inviato alle Società. Il mero bilancio dovrebbe essere affiancato da altri indicatori, come avviene nel mondo anglosassone, penso che vadano rilevati e comunicati gli indici di performance. In questo modo sarà possibile evidenziare gli obiettivi prefissati e quelli effettivamente conseguiti, la cosiddetta “performance review”.
Passiamo alla competizione elettorale, qualora fosse eletto, ritiene necessario rivedere l'assegnazione di una franchigia a Treviso, come ha fatto la FIR nel caso di Viadana?
Credo che non sia corretto pensare che la FIR abbia escluso Viadana e gli Aironi dalla possibilità di partecipare alla Celtic League. La Federazione è intervenuta, esclusivamente, in quanto non vi erano più le condizioni economiche a supporto di un campionato di Celtic League. Mi dispiace molto per Silvano Melegari che ha investito energie, tempo e denaro in questo progetto. Chiunque dia tanto al rugby merita rispetto e stima da parte di tutti.
Per quanto riguarda la Benetton Treviso trovo che sia una risorsa importante per il rugby italiano e una Società che ha sempre lavorato bene per l’alto livello. Occorre trovare una nuova strada per confrontarci, non sarà difficile trovare le soluzioni che diano le giuste soddisfazioni alla Società e che siano a supporto della crescita della Nazionale e del rugby italiano.
Rimane il fatto che, al momento, siete avversari nella corsa per la Presidenza. Cosa pensa delle candidature dei suoi avversari?
E' una cosa positiva che il movimento esprima diversi candidati. Ho grande rispetto sia per Gianni Amore che per Amerino Zatta.
Se posso fare un commento, entrambi non hanno una approfondita conoscenza dell'apparato federale e del funzionamento della Federazione e credo che questo sia un limite.
Nello specifico, Amerino Zatta, che è persona da me stimata, è arrivato tardi al rugby e più per un dettame aziendale che per una vera passione. Il vero collante tra il rugby italiano e la sua candidatura è Vittorio Munari.
Concludiamo con una domanda legata al futuro della Federazione. In che lasso di tempo crede che si potrebbero vedere i risultati del suo operato e di quello del consiglio che l'appoggerà?
A questo proposito, nel caso di un mio eventuale mandato, è verosimile pensare che il nuovo consiglio possa pesare in misura contenuta nel medio periodo, essendo la struttura della squadra nazionale già delineata, con un gruppo consolidato di giocatori seniores affiancato da un gruppo di giocatori emergenti. Questa è la realtà con la quale andremo a confrontarci in occasione della Coppa del Mondo 2015.
Il lavoro che sarà impostato a partire dal 2013, da parte del nuovo consiglio, potrà essere giudicato in occasione del Coppa del Mondo 2019.
Sarà in questa occasione che mi aspetto che la nuova impostazione collaborativa tra Federazione e Società possa incidere sulla formazione dei giocatori delle classi ’95, ’96, ’97 e ’98.
Ringrazio Alfredo Gavazzi per il suo tempo e invito chiunque a presentare le proprie idee o domande inviando una e-mail al seguente indirizzo:
> dialogo@rugbyfuturo.it
Saranno raccolte e presentate ad Alfredo Gavazzi in una seconda intervista.
Per richiedere materiale informativo i colleghi giornalisti possono scrivere a:
> media@rugbyfuturo.it
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